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Giua

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GIUA:

si tratta di un cognome poco diffuso, presente in Italia in circa 100 Comuni, di cui poco più di 30 in Sardegna, con punte ad Olbia, Sassari, Cagliari, Calangianus, Padru, etc.

Per il termine giua abbiamo due ipotesi:

1) può derivare dal latino iuba, che in lingua sarda significa per lo più criniera di cavallo o di cane o cresta in genere: sa žùa, sa jùa, o sa yùa;

2) sempre in latino abbiamo  il termine iugum = giogo - iugum boum - = giogo di buoi: iugum vocabatur quod uno iugo boum in die exarari posset ( Plinio L. 1, cap. 3). Ma dal neutro plurale dell’aggettivo iugus – a- um, (unito) deriva iuga = uniti, riferito a gruppi, ad esempio, di persone, di animali: mandrie, greggi, etc. Iugarius o juargiu (Carta De Logu, cap. 104) è colui che aggioga i buoi o anche il mandriano.

Nelle carte antiche medioevali, non troviamo il termine come cognome, ma come nome comune: ad esempio, ancora nella Carta De Logu, al cap. 113, troviamo juha, inteso come mandria.

L’espressione: no (si) ndi juat o giuat, significa non è bene, non giova a niente, dal latino iuvare = giovare.

Nella storia della Sardegna contemporanea è doveroso ricordare Giua Michele (Castelsardo 1889 – Torino 1966). Si laureò in Chimica all’Università di Roma nel 1911; fu assistente poi del professor Molinari a Milano; nel 1916 tornò a Roma come assistente presso l’Istituto di Chimica col professore Paternò. Nel 1921 ottenne la Cattedra di Chimica Organica presso il Politecnico di Torino. Nel 1933 fondò il Periodico Rivista di Chimica Scientifica e Industriale, che fu soppresso un anno dopo e Michele Giua perse tutti gli incarichi perché si rifiutò di giurare fedeltà al Partito Nazionale Fascista. In seguito mantenne solo l’incarico di consulenza presso la Fabbrica di esplosivi di Avigliana, perché era il più grande esperto di esplosivi in Italia. Nonostante ciò fu condannato dal Tribunale Fascista a 8 anni di reclusione. Di nuovo, nel 1936, il Tribunale Speciale lo condannò ad altri 15 anni di carcere per cospirazione politica. Da cui il suo libro: “Ricordi di un ex detenuto politico”. Fu liberato nel 1943. Operò in seguito, come presidente, nella Commissione di Epurazione di Torino. Per il suo operato, fu giudicato “fascista” dai Comunisti di Torino. In realtà si comportò sempre con estremo buonsenso. Fece parte in seguito della Assemblea Costituente per  la Costituzione Italiana. Quindi fu eletto senatore tra le fila del Partito Socialista Italiano. Dal 1949 alla morte tenne la Cattedra di Chimica Organica Industriale presso la Facoltà di Scienze dell’Università di Torino.

 

 

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