Serru
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- Pubblicato Domenica, 04 Gennaio 2015 16:25
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SERRU:
SERRU: cognome rarissimo, diffuso solo in 14 Comuni d'Italia, di cui 11 in Sardegna: Guspini 37, Terralba 7, Villacidro 6, Olbia 3, Gonnosfanadiga 3, Selargius 3, Assemini 3, Nuoro 3, Quartu S. E. 3, San Gavino 3, Cagliari 3. In due Comuni della Toscana: con Livorno 3, e Siena (prov) 3; e Roma con 7.
Serru, sattu de Serru = salto di Serru, da non confondere con Serri, piccolo centro abitato (ab. 760) del Sarcidano (entrato a far parte della provincia di Cagliari, con la creazione delle nuove province, già appartenente alla prov. di Nuoro, vedi Serri).
Serru è una località si può dire unica in Sardegna e nel mondo, ubicata in agro di Gonnosfanadiga, ottima per la bontà del suo humus che ha concesso e concede, ai Gonnesi, un tempo coi suoi vigneti, oggi con gli oliveti, impareggiabili prodotti della terra: vino monica rosso e olio extra vergine di qualità divine!
Fu sede di fiorente civiltà nuragica, della quale restano visibili tracce, ma fu senz'altro un vero e proprio insediamento romano, fiorito all'indomani della conquista romana dell'Isola. L'abbondanza di reperti archeologici, nuragici e romani confermano questa tesi. Senza nascondere, come sinora è stato fatto, che gli attuali oliveti, nel proprio sottosuolo, conservano tante cose ancora da scoprire, ma la paura dei proprietari, di vedere vincolati dalla Sovrintendenza i loro oliveti e sradicati quei meravigliosi sempreverdi, è più forte della curiosità.
Non sappiamo che sorte abbia avuto Serru, (mancano prove scritte), dopo il passaggio della Sardegna a Bisanzio; per certo fu visitato dai monaci bizantini, dei quali rimangono vistosissime tracce, tra le quali le numerose chiese dedicate ai santi del menologio greco, disseminate nel territorio e delle quali oggi restano i ruderi. Ma Serru fu anche "Villa" e come tale è annoverata nelle carte antiche.
La "villa" o meglio l'"oppidum" di Serru è citato nell'opera di Giovanni Francesco Fara, "In Sardiniae Chorographiam" (opera da lui terminata poco prima della morte avvenuta a Sassari il 15 novembre del 1591), che recita: ...> ubi olim erat iudicatus Colostrai, seu curatoriae de Arbus, et nunc extant oppida Arbus, Serri (sic) et Guspini interiereque priscae urbes a Ptolemaeo memoratae Osaeae et Neapolis, cuius templum s.to Nicolao sacrum et alia antiqua monumenta cernuntur;.(là dove una volta c'era il giudicato di Colostrai o della Curatorìa di Arbus ed attualmente si trovano i paesi di Arbus, Serru e Guspini, mentre invece sono scomparse le antiche città di Osea e Neapolis: di quest'ultima rimangono la chiesa consacrata a San Nicola ed altre antiche vestigia).
Nel testo del Besta, "La Sardegna Medioevale" vol. 2°, ove si parla della curatoria di Bonorzoli, del regno giudicale di Arborea (villa scomparsa, ubicata nei pressi di Mogoro, abbandonata definitivamente verso la fine del XVI° secolo, in seguito a ripetute incursioni barbaresche) non è citata la "villa" di Serru, ma sappiamo, con certezza, che ne faceva parte (nelle fonti è riportata a partire dal 1336), insieme a Guspini, Arbus, Gonnosfanadiga, San Gavino, Pabillonis, S. N. d'Arcidano, Terralba, etc.
La chiesa storica di Serru (della quale restano i ruderi) è dedicata a San Pietro (Santu Pedru, del Menologio greco) e la sua costruzione risale senz'altro all'arrivo dei monaci greci, come anzidetto.
Nel territorio del Sulcis Iglesiente, in particolare, ma in generale in tutta la Sardegna, i monaci bizantini, sin dal loro arrivo nell'isola, a partire dall'inizio del VI° secolo, esercitarono grande influenza sulla popolazione locale, nella cui cultura, anche religiosa, nonostante lo Scisma, tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa, del 1054, è rimasta traccia indelebile, sino ai giorni nostri. La "damnatio memoriae" esercitata, con arroganza, dalla Chiesa Cattolica, prima e dopo lo Scisma, non è riuscita a cancellarne le tracce.
Il paese di Serru ( scusatemi per l'excursus) fu abbandonato diverse volte, a causa delle incursioni barbaresche e definitivamente verso i primi anni del XVII° secolo. Dove andarono a finire gli abitanti di Serru? Secondo Enrico Casti, autore del libro "Gonnos e Dintorni", si rifugiarono nelle "ville" di Arbus e soprattutto di Gonnosfanadiga. Qui però bisogna fare una osservazione; una nota storica di Antonello Mattone (La Sardegna nel Mondo Mediterraneo, 44) recita: "tra il 1584 ed i primi del Seicento, sono saccheggiate e abbandonate le ville di Gonnosfanadiga, di Pabillonis, di Bonorchili e di Serru". Come potevano, gli abitanti di Serru rifugiarsi a Gonnosfanadiga, pure essa abbandonata? La presenza attuale del cognome Serru, solo ed esclusivamente a Guspini (distante pochi chilometri), da cui provengono i pochi altri dei Comuni in cui è presente, compresi quelli di Livorno, Siena e Roma, è prova inconfutabile del loro arrivo in quel centro. Che poi Arbus, Serru e Gonnosfanadiga fossero state ripetutamente abbandonate a causa delle incursioni barbaresche lo possiamo dedurre dal fatto che, nel 1388, per la famosa Pace di Eleonora, non figurano i firmatari delle tre ville, mentre ci sono quelli di tutte le altre ville vicine: Pabillonis, Guspini, San Gavino, Monreale, Sardara, Santa Mariacquas etc. Intanto però rimangono solo ipotesi e non possiamo certo escludere che per effetto delle incursioni barbaresche, trovassero rifugio, non tanto negli abitati di Gonnos e Arbus, quanto invece nelle montagne di questi villaggi, probabilmente insieme a coloro che vi abitavano. La verità è che pochi uomini, anche se coraggiosi e decisi a tutto per difendere il territorio e gli abitanti, potevano fare ben poco di fronte agli incursori, che arrivavano decisi e ben armati, in orde di 400 o 500 uomini!
Non abbiamo altro da aggiungere, ma rimane sempre un dubbio, difficile da superare: la vecchia campana di Santa Severa è datata proprio 1388! (vedi nel sito > Giuseppe Concas > digita ZZRacconti del Campidano-l.) E' ben vero che non necessariamente la data di fusione coincide con quella di donazione. Fu donata senza dubbio alla vecchia chiesa di Sant'Antonio Abate, su i cui ruderi fu poi costruita l'attuale chiesa di Santa Barbara.
Sulla etimologia del cognome c'è ancora incertezza: alcuni studiosi lo fanno derivare dal protosardo, come Serri; altri da "serra de monti"; in realtà il territorio dove sorgeva la "villa" è proprio sa serra de su monti, ma potrebbe derivare anche dal sardo inserru = luogo chiuso per ritiri e convegni (vedi Serri), oppure luogo abitato, ben delimitato.
Dai Registri Parrocchiali di Gonnosfanadiga, relativi al XIX° secolo apprendiamo che nell'anno 1837 (giorno e mese non leggibili), fu battezzato Francesco Piras, di Raimondo e di Antonia Serru (di Guspini).
N.d.R.qualcuno fa derivare il cognome Serru dallo spagnolo, ma proprio tra gli appellidos espanoles il cognome Serru non esiste!
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