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Fara; Vara

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FARA; VARA:

su vara in Logudorese, su fara in Campidanese antico è l'usciere o messo del tribunale ecclesiastico.

Ancora oggi, a Cagliari e dintorni is varas o faras sono gli uomini, incaricati dalla parrocchia, che regolano le processioni. Il termine, secondo il Wagner viene dal catalano vara: "bastòn que por insignia de autoridad usaban los ministros de justicia".

Oggi qui da noi l'usciere incaricato dai tribunali civili è chiamato su scicutadòri (dal latino executor > exequor = esecutore di un ordine), scicutài = eseguire l'ordine del tribunale, pignorare.

È bene ricordare che in alcune zone della Barbagia, il termine varu o vara sta a d indicare il ramo biforcuto, che si usa per sostenere le piantine di pomodori o di fagioli o d’altro, che deriva direttamente dal latino vara, che significa appunto cavalletto o bastone biforcuto o forcella.

Qui è doveroso chiarire una cosa: “Il cognome Fara se deriva da vara non può derivare dal catalano vara, bensì dal latino vara, poiché il generale Fara insieme al generale Cirillo, ufficiali dell’esercito di Belisario, conquistarono la Sardegna per l’imperatore Giustiniano nel 530 d. C. allorquando la lingua spagnola non era ancora nata (vedi più avanti)”. Ed è il catalano che prende origine dal latino, come del resto tutte le lingue neolatine o romanze.  È inoltre opportuno ricordare che Fara, detto anche Salis o Sari, è anche il nome di un villaggio scomparso, citato da Giovanni Francesco Fara nella sua opera “De Chorographia Sardiniae > vedi più avanti. In ultima analisi è ipotesi valida che il cognome Fara non derivi da “vara”, bensì dalla radice greco - latina  φάρ – far > farro, grano, farina.

Il cognome Fara è presente nelle carte antiche della lingua e della storia della Sardegna. Tra i firmatari della Pace di Eleonora, LPDE del 1388 figurano: Fara Anthonio - de Castri Januensis, ( vedi app. I^3); Fara Jacobo - de Castri Januensis; Fara Matheo - de Castri Januensis.

Vi sono poi cognomi, presenti nelle carte antiche, che mostrano l’uscita de Vare, che potrebbe essere una variante di Vara, ma non abbiamo la certezza, poiché talvolta li vediamo con la variante de Bare (riferito alla stessa persona, ad es. al cap. 85 del CSPS, Gosantine de Bare, per de Vare), forse ad indicare una località, che potrebbe essere Barì o Bari, l’attuale Barisardo o altro toponimo che sinora ci rimane sconosciuto.

Nel LPDE (La Pace di Eleonora del 1388) troviamo, Vare (de) Petro, ville de Salvenor, Curadorìa di Figulinas, del regno giudicale di Torres; Vare (de) Anthonio – ville de Batife, villaggio distrutto (Contrate Montis Acuti), ( vedi app. I^4); Vare (de) Simonicu, jurato ville de Batife; Vare de Nicolaus habitator Çaramonte, sindicus actor et procurator de Çaramonte et Contrate de Anglona, ( vedi app. I^13).

Nel Condaghe di San Nicola di Trullas, CSNT, XI°, XIII° secolo sono presenti: Fara Gavini (cap. 266), teste in una compera (compòru):  > Comporaili a Ythoccor Icalis sa fune de sa terra de anniles in Collectariu.Testes : Mariane de Carvia e Gavini Fara et maistru Vivenzu; Fara Ythoccor (cap. 289)- donnu - prete.Teste in una compera: comporaili  a Goantine d'Athen.Testes : donnu Ythoccor Fara su previteru.

Nel Condaghe di San Pietro di Silki, CSPS, XI°, XIII° secolo, al capitolo 380, troviamo Maria Fara fiia de Gosantine e de Elene Unkinu; coinvolta come serva in uno scambio di servitù: > Cambiai (Ego Maximilla abbadissa de scu. Petru de Silki – cap. 347) homines (servi) cun s’apate de Saccaria (Saccargia), cun donu Juvanne Gramaticu, a boluntade de pare (in accordo comune). Deili (gli ho dato) ego ad isse su latus (la metà del servizio) de Maria Kervu, sa fiia de Juvane Kervu, ki fuit servu nostru, ca Sidonia sa mama fuit ankilla de Saccaria; et isse deitimi su latus de Maria Fara fiia de Gosantine Fara e de Elene Unkinu, etc. Al cap. 154, sempre de CSPS, troviamo Petru Fara, coinvolto in una donazione di servi al monastero di San Pietro, da parte di donnu Gosantine de Thori, Coke e Mandica (Còi e Pappa):… ki li comporarat a Petru Fara, etc. Sempre nel CSPS, troviamo l’uscita de Vare: al cap. 85 sono nominati Elias de Vare, Gosantine de Bare, Istefane de Vare, servi, in una donazione al monastero da parte di donnu Dericcor de Gitil, pro anima sua … positinke latus (la metà del servizio) in Gosantine de Bare e pede(un quarto del servizio) in Elias su frate et Istefane de Vare intregu (per l’intero servizio), etc.; al cap. 253 troviamo Gavini de Vare Jacunu (diacono), come teste in una lite (kertu) per il possesso della servitù; al cap. 385 è nominato Janne de Vare, come proprietario di una terra confinante con le terre acquistate dal monastero: comporaili a Petru Regitanu sas terras suas ki sun sutta scu. Legori (chiesa di San Ligorio), in co fallat sa mura e clompet a bia et baiet totuve pus via intro assa iaca (ingresso) de Janne de Vare, etc.; al cap. 204 abbiamo Maria de Vare, coinvolta in una lite (kertu) per il possesso di servos et ankillas: kertait mecu (ha litigato con me > Maximilla Appatissa) Gosantine de Thori, fiiu de Dorgotori de Thori Camba Curtha, pro fiios de Maria de Vare, etc.; al cap. 19 troviamo Petru de Vare, proprietario di terre confinanti con quelle divise dal monastero, per parte di Susanna Pinna Priorissa de scu. Petru de Silki, con l’abate di Padule, donnu Juvanne de Maluasi, etc.

Nel Condaghe di San Michele di Salvennor, CSMS, XI°, XIII° secolo, ai capp. 10 e 315 (il secondo ripete il primo), sono nominati Gosantine Fara e Petru Fara, in una compera di terre (en Billikennor = villaggio scomparso, i cui resti si trovano in agro di Ossi) da parte del monastero: Compre de Gosantine Fara con voluntad de su mujer (col consenso della moglie)sa vigna de domestica como la tenia que esta junto a la mia junto a la de Pedro de Martis, etc. fra i testimoni c’è Pedro Fara; al cap. 98, sempre de CSMS, troviamo Maria Fara: Urtome Maria Fara dos obejas, y en corona de Pedro Gunale que era major de escolca y me dio en satisfacion si tierra que tenia en argiola de Via. Sempre nel CSMS, al cap. 108, troviamo Marcusa de Vare, moglie di Seraquin Querellu, in una donazione alla chiesa di San Michele: Dio a San Miguel, Marcusa de Vare con voluntad de su marido Saraquin Querellu, y de sus hijos sus tierras de pirettu (località) que confinan con la de Pedro Ranquido, etc.

Nel testo di Giovanni Francesco Fara, “De Rebus Sardois IV°”, al capitolo Alfonsus Rex è nominato Stephanus Fara Sassarensis: Hoc eodem anno (nello stesso anno > siamo nel 1421) rex  a Ioanna matre Neapolis regina accitus ( per preghiera della madre Giovanna, regina di Napoli) a Corsicano ad Neapolitanum bellum animum cogitatione convertit atque ita rebus Sardiniae compositis instauratisque viribus , Siciliam prius, mox Neapolim est profectus magna illustrium Hispanorum, Sardorum et Siculorum comitante caterva, inter quos erat Stephanus Fara et alii Sassarenses legati necnon Leonardus Conca Sassarensis qui generosus a rege creatus , centum annuis aureis ob res bene gestas fuit ab eo donatus (cui, per le splendide imprese compiute il titolo nobiliare e una rendita annua di cento scudi d’oro).

Nella storia ricordiamo  appunto Giovanni Francesco Fara (Ioannes Franciscus Fara) autore  del De Rebus Sardois e del De Chorographia Sardiniae, opere tantissime volte citate in questa nostra ricerca. Nacque a Sassari nel 1543 da illustre famiglia. Studiò a Bologna e a Pisa, dove si laureò « in utroque iure » nel 1567. Fu anche a Firenze e a Roma e proprio qui grazie all'aiuto del maiorchino Miguel Thomas de Taxaquet, vscovo di Lerida e consigliere regio  ebbe fonti e documenti sardi dell'Archivio della Corona d'Aragona, ad integrazione degli « annali » di Gerolamo Zurita. Fu poi a Sassari, asssistente presso il tribunale ecclesiastico turritano e poi ad Alghero: nel frattempo fu ordinato sacerdote e nel 1572 fu canonico nella cattedrale di Alghero. Nel 1583 fu a Cagliari, ai lavori del Parlamento, come rappresentante del Capitolo Turritano. Infine, nel 1591 fu nominato vescovo della Diocesi di Bosa, che tenne per soli 7 mesi, a causa dell'improvvisa morte sopraggiunta il 15 novembre dello stesso anno, all'età di soli 48 anni.  Lo stesso Giovanni Francesco Fara nei suoi volumi De Rebus Sardois I° e II° nomina le seguenti persone col cognome Fara: al capitolo Vandalorum Reges del I° volume, nomina il generale (dux) dell’imperatore Giustiniano, Fara, che insieme a Cirillo conquistarono facilmente la Sardegna: ut ex Procopio et Paulo Diacono constat, Fara et Cyrillus facile insulam Iustiniano imperatori acquisiverunt (la datazione riporta l’anno 530); al capitolo Turritani Iudices del II° volume del De Rebus Sardois, sono nominati tre fratelli Fara, Costantino, Antonio e Stefano: > Hoc tempore (in questo periodo: siamo nel 1117) Itocarus (Ithoccor), iudices Barisoni frater, castrum Montis Verri condidit – ut in eodem iudicum libello constat (come risulta dal libro dei Giudici) – et ea tempestate claruerunt (ebbero gloria e fama) Antonius Fara, regni armentarius (amministratore del Giudicato) et Costantinus Fara lyberorum mandator (rappresentante e difensore degli homines liberi) et Stephanus Fara, qui post obitum (dopo la morte) dona multa contulit (diede molti doni) abbatiae Sanctae Juliae Quiteronis (Santa Giulia di Kitarone), ut in codice eisdem abbatiae et Ecclesiae Plovacensis (di Ploaghe) constat.  

Attualmente il cognome Fara è presente in 216 Comuni italiani, di cui 87/377 in Sardegna : Sassari 208, Sennori 123, Cuglieri 95, Macomer 70, Cagliari 51, etc. Vara è presente in 63 Comuni italiani, di cui uno solo della Sardegna: Selargius, con un solo nucleo familiare.

 

 

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